Il Parlamento Europeo ha approvato la proposta della Commissione Europea di stoppare la vendita delle auto a benzina e diesel.
Se avete da poco acquistato un’auto a benzina o un’auto diesel, sappiate che sarete tra gli ultimi ad averne una. Almeno in Europa. Il Parlamento Europeo ha infatti approvato la proposta della Commissione Europea di storpiare la vendita delle auto a benzina e diesel obbligando così le varie case automobilistiche a una transazione ecologica che preveda lo sviluppo e la vendita di automobili meno inquinanti, come le auto ibride o quelle elettriche. Ma vediamo nel dettaglio di che cosa prevede la riforma approvata dal Parlamento europeo.
Vendita auto a benzina e diesel: dal 2035 lo stop
Lo stop alla vendita delle auto a benzina e diesel sono sarà immediata ma inizierà dal 2035. L’emendamento è stato approvato con 339 voti a favore, 249 contro e 24 astenuti. L’emendamento ha suscitato però diverse polemiche e non è stato accolto con favore da tutte le parti in causa coinvolte.
Stop vendita auto benzina dal 2035: le critiche
Il direttore dell’Anfia, Gianmarco Giorda, commentando l’emendamento votato dal Parlamento Europeo ha fatto notare che: “Ci sono 70.000 i posti di lavoro a rischio nell’industria automotive, legata alla produzione di componenti che non serviranno per l’elettrico”.
“L’elettrico a oggi non è in grado di compensare la perdita di posti di lavoro, non basta costruire colonnine di ricarica o altri componenti. Servono piuttosto azioni per portare in Italia pezzi di filiera legati alla produzione di batterie per le auto elettriche” ha poi aggiunto lo stesso Gianmario Giorda, come riporta l’Ansa.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giorgio Marsiaj, il presidente dell’Unione Industriali Torino: “Il doveroso e condivisibile rispetto per l’ambiente non può e non deve compromettere il futuro dell’automotive: la totale e troppo affrettata eliminazione dei motori endotermici, anche con carburanti alternativi, è un modo preconcetto di affrontare la questione, come ha recentemente ribadito anche il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti. Ci uniamo all’appello del comparto affinché gli altri Organismi comunitari che devono ancora esprimersi si rendano conto che non è questa la strada della ragionevolezza”.